Plasmore s.r.l. (www.plasmore.com) è un’impresa italiana nata come spin-off del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea con sede a Ispra (Italia) e dell’Università di Pavia (Italia) ed è attiva dal 2009 nello sviluppo di biosensori. La sede legale è sita in Pavia, così come uno dei due centri operativi, presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia, l’altro è invece situato nel Nanobiotechnology Laboratory del JRC.
Plasmore attualmente si occupa di sviluppo e produzione di superfici nanostrutturate per il rilevamento di biomolecole e della progettazione e produzione dei corrispondenti strumenti ottici di misura.
Considerando l’interesse di Plasmore ad estendere i target di detezione delle superfici nanostrutturate a biomarcatori specifici per applicazioni biomedicali, è stato valutato quanto riportato sul sito dell’Istat sul progressivo invecchiamento della popolazione unitamente a quanto illustrato su “Il Termometro della Salute.
2° Rapporto sul sistema sanitario italiano” redatto a cura di Eurispes ed Enpam.
Da una loro analisi si osserva un invecchiamento dell’intera popolazione dell’UE, di quella italiana in particolare, con conseguente aumento della richiesta di prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale (SSN).
A ciò si aggiunge una progressiva erosione della quota del Pil riservata al SSN, che è passata dal 6,2% del 2019 al 6% come previsto nell’ultima legge di stabilità in discussione, contro una media europea del 6,4%.
Un altro punto cruciale è l’invecchiamento del capitale umano, con un alto numero di pensionamenti senza il necessario turn over. Si stima infatti che dal 2022 al 2027 il SSN perderà circa 30.000 medici dipendenti, 12.000 medici di base e 21.000 infermieri.
Pertanto, in questo contesto vi è lo spazio per l’inserimento di soggetti terzi per l’erogazione di servizi e prestazioni.
Conseguentemente, Plasmore sta sviluppando un dispositivo ottico interconnesso ad internet per la diagnosi da remoto (point of care) di biomarcatori legati a patologie di tipo tumorale o malattie genetiche rare, che prevede la raccolta ed elaborazione dei risultati di tutte le analisi effettuate sul territorio confluendo in un servizio basato su una piattaforma dati online.
Nello specifico il dispositivo di misura risponde a tutte le necessità inerenti alla diagnosi da remoto, garantendo l’interconnessione alla piattaforma dati, con un accesso immediato per l’analisi da parte del medico curante o per il monitoraggio di eventuali terapie in atto.
Anche le terapie possono quindi essere adattate dinamicamente, dando la possibilità di cucirne la preparazione in base alle necessita specifiche del paziente, evitando sprechi e massimizzandone l’efficacia.
In definitiva si avrebbe un miglioramento della sinergia tra tutti i soggetti coinvolti e le procedure messe in atto nella cura del paziente.
Si rende così disponibile una soluzione in linea con gli standard attualmente più evoluti secondo le linee guida dell’industria 4.0.
Il risultato auspicato è di permettere un percorso alternativo, meno costoso e facilmente accessibile (tramite piccole strutture diffuse sul territorio o servizi a domicilio), assicurando un’ottimizzazione del processo di analisi e dei costi (quantificabile in una riduzione che va da un migliaio ad alcune centinaia di euro per singolo test).
Soprattutto, la possibilità di utilizzare il nostro dispositivo anche a domicilio, aiuterebbe a mitigare problemi come la capillare mancanza di strutture e personale sanitario sul territorio, riducendo i tempi per le misure di routine, e minimizzando così l’impatto sui grossi centri.
Inoltre, il non essere costretti a spostarsi, magari subendo anche attese di molteplici ore, unitamente a una maggiore semplicità di accesso al servizio, gestione degli appuntamenti e celerità, potrebbe far sì che il paziente si senta accudito in maniera più professionale e umana.
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